giovedì 29 ottobre 2009

PARNASSUS. L' UOMO CHE VOLEVA INGANNARE IL DIAVOLO


[The Imaginarium of Doctor Parnassus, Francia, Canada, 2009, Fantasy, durata 122'] Regia di Terry Gilliam Con Heath Ledger, Christopher Plummer, Johnny Depp, Colin Farrell, Jude Law, Tom Waits, Verne Troyer, Lily Cole, Carrie Genzel, Paloma Faith

"Nei nostri giorni, l'immortale dottor Parnassus, già vecchio di 1000 anni, guida una troupe teatrale itinerante che offre al pubblico la possibilità di valicare i confini della realtà grazie a uno specchio magico in suo possesso. Tra i teatranti si trovano Anton, un esperto prestigiatore e un nano. Ma Parnassus ha un prezzo molto alto da pagare per le sue magie: il suo creditore è il diavolo in persona, che chiede come pagamento la bella figlia di Parnassus. Raggiunta da Tony, un misterioso personaggio (impersonato da Ledger, Depp, Law e Farrell) la troupe deve così avventurarsi in mondi paralleli per ritrovare la ragazza." (FILM TV)

IL FILM HA UNA TRAMA ORIGINALE? Siamo ancora a sorprenderci per scommesse con il diavolo, con i suoi inganni, con anime svendute? IL FILM E' PURA FANTASIA AL POTERE? Escludendo la visione delle scarpe e quella della scala, la fantasia strabordante è un gruppo di poliziotti che balla e canta in calze da donna? O una statua che tira fuori la lingua come un tappeto? O scogliere a picco sul nulla? O visioni che fanno rivivere il passato per svelare segreti? IL FILM E' SORRETTO DA OTTIME INTERPRETAZIONI? Sorvolo sul povero Ledger, ma Johnny Depp svestirà un giorno i panni di Jack Sparrow? Jude Law la smetterà di sgranare gli occhi (che sappiamo essere molto belli)? Colin Farrell imparerà mai a recitare? L' ANTAGONISTA RUBA LA SCENA? Si è mai visto un diavolo meno affascinante, meno divertente, di quello interpretato da Tom Waits? Uno dei peggiori mai visti era Gabriel Byrne in GIORNI CONTATI, oggi forse posso rivalutarlo. LA REGIA E' MAGISTRALE? Mi viene un semplice pensiero; se questa disponibilità economica l'avesse avuta Sergio Citti per il suo CARTONI ANIMATI, forse davvero avrebbe realizzato un capolavoro. Dove si vede la mano di Gilliam in questo film? Cosa lo fa riconoscere e distinguere dalla media? PARNASSUS è una delusione infinita, completa, e purtroppo l'unico vero motivo d'interesse è proprio il cambio degli attori, il resto è fumo e scemenze infantili. JOKERICO 5

martedì 27 ottobre 2009

IL SANGUE DEI VINTI




"In un viaggio che lo porta verso un luogo importante della sua vita un funzionario di polizia, assieme ad una ragazza dal suo passato, ricorda alcuni momenti della sua vita alla fine della seconda guerra mondiale quando lui e la sua famiglia sono stati stretti tra le rivolte partigiane e le nuove istanze della Repubblica di Salò. Con il fratello in uno schieramento e la sorella nell'altro il protagonista non prende parte alla guerra intestina e decide di concentrarsi sul caso di una donna uccisa e della sua bambina, unica testimone oculare, data in custodia alla sorella gemella della defunta." (mymovies.com)


Il film ha un intento nobile: ricordare a tutti che nonostante le diverse posizioni politiche, ad ogni morto spetta una degna sepoltura. Fin qui nulla da obiettare, qualche dubbio in più, semmai, mi viene quando, dimenticando il principio suddetto, cuore del film, nel finale si propone un confronto diverso: al personaggio interpretato da Preziosi, partigiano, la memoria ha riservato lodi e medaglie; a quello interpretato dalla Nedelea, repubblichina, neppure una degna sepoltura. Sembrerebbe una incomprensibile ingiustizia se non fosse per un piccolo particolare: uno muore per la libertà, l'altra in difesa di una dittatura. Insomma, per farla breve, il film è abbastanza fazioso, ma ciò non ne inficia il giudizio, poiché è una legittima posizione, anche se per sostenerla, si ricorre ad immagini agghiaccianti, come i fascisti imprigionati che si aggrappano alle reti, neanche fossero vittime di un olocausto al contrario, o alla barbarie del popolo bue e furente che chiede sangue. Il giudizio invece è negativo perché: la sceneggiatura è pura follia improvvisata, con una indagine su un omicidio che non interessa a nessuno e che viene svelata sulla base di sensazioni, in modo abbastanza frettoloso; Michele Placido offre una delle sue interpretazioni peggiori, recita diverse fasi di una vita, sempre fuori registro, inadatto e con una tinta per capelli scandalosa, che lo ridicolizza ingiustamente; Soavi, forse per lavarsi di dosso il contagio della televisione, si abbandona al simbolismo più chiassoso: a cartine dell'Italia che si spaccano in due ("una metafora velata"), a bandiere insanguinate, ad angeli in battaglia e cavalli bianchi al galoppo, il tutto naturalmente al di fuori del racconto e senza necessità. Incredibilmente, l'unico pregio è proprio il coraggio della faziosità. JOKERICO 5

lunedì 26 ottobre 2009

BERLINGUER TI VOGLIO BENE




"Mario Cioni non riesce a staccarsi dalla figura della madre che lo opprime, ed è schiavo di una società della quale subisce i modelli di comportamento. Le sue ribellioni sono esclusivamente verbali e non lo allontanano dalle sue inibizioni e frustrazioni. Anche il sesso - sempre presente nel suo linguaggio e nelle sue fantasie - è una sorta di inutile rivalsa. Mario è vittima anche dei compagni di balera, che gli fanno uno scherzo di cattivo gusto: l'unico modo di liberarsi da una realtà che gli va stretta è sperare in una rivoluzione guidata da Enrico Berlinguer..." (FILM TV)


Chissà perché rivedendo per l'ennesima volta lo sfogo di Cioni Mario alla notizia della morte della madre, stavolta ho pensato alla 25 ORA di Spike Lee e allo sfogo di Edward Norton contro la sua città, contro il suo mondo. Forse solo per blasfemia, perché una volta visto BERLINGUER TI VOGLIO BENE, non si può fare a meno di essere blasfemi, di smadonnare per la vita, di stare con gli amici a parlare sempre e solo di donne assenti e di tornare a casa ripensando alle "seghe". Non c'è nulla in fondo che possa piacere di questo film e invece è impossibile da dimenticare, (perché è il ritratto di una miseria quotidiana troppo lontana e ributtante, per non avere attinenze con la realtà) scena per scena, personaggio per personaggio, tutti scollegati ma necessari, a condurre ad un finale che dal dibattito nella casa del popolo, finisce dritto dritto in camera da letto. Dunque nell'impossibilità di recensire non resta che ricordare scene incredibili: Benigni alla "conquista" con una bottiglia di Coca Cola in mezzo alle gambe, il balletto attorno al tavolo con la zoppa, "i rimproveri" del prete, Bozzone, ma soprattutto la metafora tra il comunismo e un ragazzo alle prese con la prima sega, pura masturbazione concettuale. JOKERICO 7

mercoledì 21 ottobre 2009

REC




"Angela è una giovane reporter; per una notte è chiamata a seguire, con il suo cameraman, l’operato dei pompieri della città, nella speranza che un incendio le possa garantire una grande storia da raccontare. Quando alla centrale arriva la chiamata di un’anziana signora intrappolata nella sua casa, sembra presentarsi l’occasione perfetta. Arrivati sul posto, i vicini raccontano terrorizzati di urla spaventose provenienti dall’appartamento della vecchia signora. Angela ha finalmente una storia da inseguire…e sarà perfino troppo terrificante per poter essere raccontata." (comingsoon.it)


Nonostante i suoi successi in patria e il tentativo di elevare l'horror con stile e pulizia nel tratto, non ho mai sentito affinità col cinema di Balaguerò. Non amo lo splatter estremo se non condito con dosi abbondanti di ironia, ma la ricerca estenuante dell'atmosfera e dell' angoscia ambientale a scapito di una storia che non si incarti su sè stessa, sono essenzialmente lazzi stilistici di un autore che vuole essere riconosciuto come tale. NAMELESS per me è l'archetipo del brutto film horror, FRAGILE è la costruzione dell'ambizione. Dunque è con grande sorpresa che accolgo REC tra i miei film horror preferiti. Non so se è per l'influenza di un co-regista (Paco Plaza), non so se è per la cessione del ruolo di protagonista dal regista alla "telecamera", non so se è perché finalmente Balaguerò affronta di "pancia" una storia e non di mente, ma il suddetto film stupisce. Nulla è trattato in modo banale, a partire dall'oggetto telecamera: inizialmente mezzo per un servizio televisivo, poi ingombro per una situazione nella quale è strumento inutile, dannoso, poi veicolo di ambizione oltre la considerazione della realtà, infine necessità, perché laddove non vi è luce, la televisione dovrebbe "illuminare" la realtà. La costruzione "chiusa" del film permette poi l'analisi di altre tensioni come le accuse immediate per la "razza diversa dalla nostra" (i cinesi) o l'allontanamento e il timore, da e per, il malato. Il tutto servito da una sana tensione e un ottimo trucco. L'unico cruccio è il finale; il film poteva concludersi in maniera "aperta", invece la volontà di chiarire, di indagare, portano ad una spiegazione abbastanza banale e inutile, che stona col resto della pellicola. JOKERICO 7

martedì 20 ottobre 2009

HALLOWEEN 2




"Due anni dopo le vicende descritte nel primo film della serie, il maniaco assassino Michael Myers è ancora in circolazione, libero di compiere le sue violente nefandezze. Il mostruoso psicopatico, cresciuto nei boschi in completo isolamento, è alla ricerca della sorella, che lui stesso ha allontanato molti anni prima. Per trovare la ragazza, il gigante assassino ritorna in mezzo alla civiltà seminando il panico." (FILM TV)


Questa è la conferma di un eccellente autore horror. Rob Zombie dopo la prima esperienza positiva a confronto con un personaggio e una storia, non suoi, ma divenuti ormai suoi per meriti sul campo, continua nell'opera di personalizzazione delle vicende di Michael Myers. Questo sequel (in realtà, quasi un secondo tempo), si allaccia alla parte più solida del primo film, quella nella clinica, con la fascinazione per le maschere e procede per una strada che svincola Myers dall'obbligo per una strage infinita e ossessiva, indirizzandolo verso una analisi della propria follia. Così facendo, il regista-autore riesce a innervare il film di linfa che, naturalmente, ha origini nel metal (l'armamentario heavy è presente in massa: maschere, catene, ceroni, occhi cerchiati di nero, pelle, locali super trash, lap dance, donne splendide sempre pronte a concedersi e semi nude, rock in ogni salsa), ma ambisce ad altro; al sogno, al gotico, separando Myers in due entità per due realtà distinte, causa del conflitto. Naturalmente come ogni film horror "industriale" anche HALLOWEEN 2 in molti momenti china il capo e si concede alla semplice serialità, ma la "malattia" del progetto divampa anche in scene, che indietreggiano sullo splatter e si immergono nella violenza pura: quell'accanimento rabbioso sui cadaveri cela l'assoluto doppio strato del "mostro", esecutore inarrestabile di ordini per la famiglia e inerme gigante di fronte ad un bambino. JOKERICO 7

lunedì 19 ottobre 2009

JUNO




"La sedicenne Juno ha genitori affettuosi e comprensivi, amiche e sogni da adolescente e un telefono a forma di hamburger. Ma un giorno scopre di essere incinta, in seguito alla prima e unica volta in cui aveva deciso di fare l'amore con il suo migliore amico. Per niente smarrita, decide di far nascere il bambino e di affidarlo a una coppia che ne desidera disperatamente uno..." (FILM TV)


Sono anni ormai che provo un certo fastidio nel vedere film "alla" Sundance: falsamente indipendenti, fastidiosamente simpatici, scientemente fuori dagli schemi, ossessivamente radical chic. E nonostante JUNO fosse un film "alla" Festival di Roma e non "alla" Redford, l'orticaria montante non prometteva niente di buono. Invece, ancora una volta, le barriere del preconcetto sono state abbattute. JUNO è sì, un film simpatico, ma di una simpatia non pesante; è fuori dagli schemi, ma non sceglie soluzioni di sceneggiatura folli o esclusivamente sorprendenti; è sicuramente radical chic, ma non mancano convenzioni buoniste. Il suo pregio fondante è il piacere di raccontare una storia diversa, di una famiglia diversa, con una capacità di leggerezza particolare su ogni personaggio. I protagonisti sono ritratti con ironia, rispetto e affetto: Juno e la sua carica eversiva alla buona, i suoi momenti di debolezza e le sue certezze mature nonostante l'età; suo padre, uomo nell'accezione più vera e intelligente del termine; la sua matrigna, sogno forse di ogni figliastra; i futuri genitori, un campionario lucido di forza e presenza femminile e di sindromi inevitabilmente maschili; il fidanzato, unico e possibile per cotanta ragazza-donna; l'amica, superficiale e per questo assolutamente fondamentale nell'esistenza di un legame forte. L'unico neo potrebbe essere l'andamento un po' prevedibile della "storia d'amore giovanile" e di quella "matura", ma il fulcro del film è sicuramente un altro. JOKERICO 7

venerdì 16 ottobre 2009

IL PETROLIERE




"Daniel Plainview è un cercatore d'argento che, alla fine dell'800 trova il petrolio nell'Ovest degli Stati Uniti. La sua ricchezza diventa considerevole grazie anche allo sfruttamento della presenza dell'unico figlio che lo aiuta a convincere i contadini a cedergli i terreni. Troverà però sulla sua strada un giovane predicatore che prima lo aiuterà e poi, temendo un troppo veloce arrivo della modernità, manipolerà contro di lui la comunità. Le sorti personali, anche se non quelle economiche, di Plainview subiranno un duro colpo quando il figlio, a causa di un incidente presso un pozzo petrolifero, diviene sordo. L'uomo, sempre più accecato da una misantropia assoluta, lo allontanerà da sé precipitando sempre piu' nell'avidità del possesso." (mymovies.it)


Trovo IL PETROLIERE speculare a MAGNOLIA, l'opera di riferimento nella filmografia di P.T. Anderson; non tanto nella struttura, assolutamente agli antipodi, quanto nel risultato finale. Entrambi potevano ambire al titolo di capolavoro ed entrambi trovano pace nella categoria delle buone pellicole. I pregi del film in questione (IL PETROLIERE) sono molteplici: lasciare campo libero ad una interpretazione come quella di Daniel Day-Lewis, di per sè, eleva il film sopra la media; fare un passo indietro, registicamente, rispetto al protagonista, è una scelta dovuta e intelligente; la scena dell'incendio del pozzo ben rappresenta l'inferno interiore di Plainview e il rancore montante contro il mondo. La descrizione e l'evoluzione del protagonista, non lasciano spazio a voli autoriali, rasentano semplicemente la perfezione, per un personaggio oltretutto difficile da raccontare in tutte le sue sfaccettature: l'affetto "dovuto" per un figlio "necessariamente trovato", l'ossessione per il petrolio e l'accumulo, l'orgoglio di essere in gara con chiunque e di primeggiare su chiunque, la solitudine e la follia come conseguenza. L'ottima "arancia meccanica" del finale anticiperebbe il sipario e lo scrosciare degli applausi se non fosse una battaglia vinta a metà. Alla grandezza di Daniel Day-Lewis corrisponde la pochezza di un Paul Dano più invisibile di un personaggio inesistente; naturalmente non sono sue tutte le colpe, visto che il suo Eli Sunday è ritratto abbastanza frettolosamente, grossolanamente e fuori luogo rispetto alla puntualità del film. Non è roba di poco conto, infatti i pilastri della pellicola dovrebbero essere proprio la furia per il denaro e la violenza sulle coscienze ignoranti. JOKERICO 7

mercoledì 14 ottobre 2009

LA DOPPIA ORA




"L'incontro tra Sonia, cameriera di Lubiana, e Guido, ex-poliziotto che ora fa la guardia privata, è fatale. La loro attrazione è immediata e i loro primi giorni sembrano promettere un grande amore. Ma, all'improvviso Guido muore, ucciso nel corso di una rapina nella villa che custodiva. Sonia si trova così inaspettatamente a dover affrontare un lutto anziché un innamoramento. Le cose si complicano nel momento in cui qualcuno inizia a sospettare che la sua storia con Guido fosse una copertura per nascondere ben altri scopi e ben altre intenzioni." (FILM TV)


Non molto tempo fa si diceva dei film scritti da Guillermo Arriaga, che finissero al primo tempo, cioè una volta scoperto il centro della vicenda, e che, la parte successiva fosse soltanto una descrizione del superfluo. LA DOPPIA ORA soffre di questa malattia, purtroppo. Il meccanismo della sceneggiatura cresce con l'accumulo di indizi e personaggi, così come la tensione e la curiosità per una idea che, a metà film, ribalta la sua stessa struttura; ma questo momento centrale e fondamentale è anche un colpo di grazia alla vicenda che si arresta e si conclude in un lento ed inutile procedere. Sembra quasi che cali un velo di stanchezza sulle idee o come un senso di paura per il pubblico italiano, impreparato a tanta carne e dunque da accompagnare verso una lenta digestione. Ciò che immalinconisce è tutto il buono andato a male: le belle interpretazioni, la claustrofobia della vicenda cui contribuisce l'ambientazione poco sfruttata nel bosco, il proporre un'idea nuova di cinema italiano. Di contro, la seconda parte del film, per troppa volontà rivelatrice, perde per strada personaggi curiosi, non elabora la percezione della vicenda dal punto di vista dei protagonisti, si lascia andare al finale evocativo con molto ritardo rispetto al percorso della storia. Un ottimo corto. JOKERICO 5

sabato 10 ottobre 2009

BASTARDI SENZA GLORIA




"Primo anno dell'occupazione tedesca in Francia. Il Colonnello delle SS Hans Landa, dopo un lungo e mellifluo interrogatorio, decima l'ultima famiglia ebrea sopravvissuta in una località di campagna. La giovane Shosanna riesce però a fuggire. Diventerà proprietaria di una sala cinematografica in cui confluirà un doppio tentativo di eliminare tutte le alte sfere del nazismo, Hitler compreso. Infatti, al piano messo in atto artigianalmente dalla ragazza se ne somma uno più complesso. Ad organizzarlo è un gruppo di ebrei americani guidati dal tenente Aldo Raine i quali non si fermano dinanzi a niente pur di far pagare ai nazisti le loro colpe." (mymovies.it)


Partire da una ispirazione per giungere ad una invenzione: Tarantino ci ha sempre abituati al suo gioco, al suo cinema e BASTARDI SENZA GLORIA è l'ennesimo inno alla sua poetica. Si parte naturalmente dal genere, il war-movie (possibilmente italiano e di serie B) e lo si condisce di western, melò, grottesco tutto "pompato a mille". Si parte dal film QUEL MALEDETTO TRENO BLINDATO per dimenticarlo un secondo dopo i titoli e procedere solo nel ricordo "di quel cinema che fu". Si parte da un Brad Pitt protagonista e si arriva ad un Christopher Waltz di magnifica essenza, campo e controcampo; tanto Aldo Raine è guascone, cialtrone, padrone della scena, quanto il colonnello Hans Landa è ironico, acuto, ladro della scena e di tutto il film. Si parte dalla Storia per arrivare alla fantascienza, al sogno viscerale o semplicemente al gioco dell'ironia come mannaia per una immane tragedia ancora oggi impossibile da credere. E quando il gioco dei rimbalzi finisce, restano le scene "alla" Tarantino che verranno saccheggiate negli anni a venire; il terrore, la tensione e lo sviluppo del prologo, l'architettura della comparsa di Eli Roth con la mazza da baseball, la follia di un Mike Myers assolutamente chapliniano. Un capitolo a parte merita la scena in cantina o in osteria; dal ritmo estenuante alla PROVA DI MORTE, alla rabbia incandescente delle IENE, dagli intermezzi semi-comici di PULP FICTION, alla inesorabile lucidità di JACKIE BROWN, insomma la summa di un cinema alla continua scoperta delle proprie radici. JOKERICO 10