lunedì 22 giugno 2009

COME DIO COMANDA




"Rino e Cristiano Zena sono padre e figlio e sono una famiglia perché la madre se n'è andata e loro vivono soli. Cristiano potrebbe essere un adolescente come tanti, ma è Rino a non essere un padre come gli altri: disoccupato, emarginato, violento, alcolista, tenuto sotto controllo dall'assistenza sociale che minaccia di revocargli la custodia del figlio. Rino, tuttavia, ama Cristiano e si dedica a lui con tenerezza ed è con vero affetto che lo educa alla violenza e al culto della forza." (FILM TV)


In questi anni ci si è resi conto di come la materia delle opere di Ammaniti debba essere trattata con molta cura nella trasposizione in pellicola. Due risultati di differente valore sono senza dubbio BRANCHIE di Francesco Ranieri Martinotti e IO NON HO PAURA di Salvatores. Su BRANCHIE ci sarebbero da dire molte cose e tutte negative, quindi sorvolerò per citare invece l'ottimo risultato di IO NON HO PAURA, nonostante Abatantuono. Alla notizia di una nuova collaborazione tra Ammaniti e Salvatores, "il cuore s'è fatto più leggero e fiducioso", riponendo stima per il regista oscarizzato. Ed è dunque ancor più doloroso di una nuova visione di BRANCHIE dover constatare che stavolta l'alchimia del duo non è scattata. COME DIO COMANDA vorrebbe avere come cuore centrale, il rapporto difficile tra un padre bambino e un bambino padre (tra una società che può formare male, ma di contro generare guide inaspettate, forse fragili e indifese, ma con principi e certezze tanto solide quanto immortali e fondamentali) e come sangue vivo una violenza e un' accusa che siano struttura portante del film. Temi difficili da affrontare e recitare e, se il racconto procede senza sussulti, ma con attenzione ai rapporti, la parte recitativa sbanda: sbanda Timi teatrale e incostante, sbanda soprattutto Elio Germano nel tratteggio di un pazzo troppo recitato, costruito e meccanico per essere attinente a quella sezione di mondo in oggetto. Sbanda persino Salvatores, che se da un lato apre uno squarcio di poesia "col furetto", di contro cesella un folle in maniera scolastica e senza controllo sull'attore, perde di vista la visione del tutto, diventando a volte banalmente grottesco e si inventa un Fabio De Luigi ai limiti della sopportazione. Non siamo ai livelli di BRANCHIE, ma non ce ne discostiamo neppure molto. JOKERICO 5 http://www.youtube.com/watch?v=nYqxEoL9IPs

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