mercoledì 16 settembre 2009

ANTICHRIST




"Un uomo, una donna. Un marito e una moglie che fanno l'amore con grande trasporto. Nel frattempo il loro bambino esce dal box in cui dormiva, si arrampica sulla finestra per guardare affascinato la neve che cade e precipita morendo. La donna a distanza di un mese non riesce a riprendersi e il marito, che è anche uno psicoterapeuta, decide di curarla anche se i protocolli della professione non lo consentirebbero. Inizia così un percorso che condurrà entrambi in una casa nel bosco dove la tragedia è in agguato." (mymovies.it)


Sicuramente è un film più semplice da odiare che da amare, ma per chi (il sottoscritto) se ne è innamorato alla prima visione, è un film per il quale spendere una volta tanto la parola capolavoro. Nulla a che vedere con le pellicole che affrontano lo stesso tema: nessun bambino diabolico, nessun caprone, nessuna iconografia scontata e banale; l'approccio è diverso, unico. Von Trier parte da un fatto traumatico, da una tragedia, per indagare la follia che, per una scelta ben precisa, è la follia religiosa. Nulla è tralasciato: Cristo, la sua natura di Dio che si è fatto uomo, la Madonna e il concepimento; tutto è ripreso perchè solo la Natura, Madre Natura, può opporsi al Cristo, coi suoi elementi fisici e la sua furia metafisica e, come può essere considerata da un non credente Maria e il concepimento, se non un grande inganno? La venuta al mondo di un Messia senza l'atto sessuale? E dunque su cosa può concentrarsi una riflessione siffatta se non sugli organi sessuali dei protagonisti? Sulla loro tortura? Dato il loro valore peccaminoso ma fondante per la vita. La Natura, la casa (dove la vicenda ha luogo), la donna, l'anticristo sembrerebbe la "femmina", ma altri non è che la risposta al Dio che si è fatto "uomo". Insomma nulla di perverso o inutilmente voyeristico, le immagini di Von Trier sono dolore, esigenza e solo una visione banalmente superficiale nuoce ad un'opera tanto difficile quanto necessaria. JOKERICO 10

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