lunedì 28 settembre 2009

BAARIA




"La storia di una famiglia siciliana che prende le mosse dal ventennio fascista in cui Cicco, sin da bambino apertamente contestatore, è un pastore che ha la passione per la letteratura epica. Suo figlio Peppino, cresciuto durante la guerra, entrerà nelle file del Partito Comunista divenendone un esponente di spicco sul piano locale e riuscendo a sposare, nonostante la più assoluta opposizione della famiglia di lei, Mannina che diventerà madre dei loro numerosi figli che saranno comunque considerati da alcuni sempre e comunque ‘figli del comunista'." (mymovies.it)


L'opera BAARIA sfrondata di tutti fronzoli e gli orpelli (interventi istituzionali, la musica di Morricone, la fotografia "siciliana") è un appassionato atto d'amore che Tornatore realizza per la sua terra. Un grande abbraccio innamorato per i vicoli, le strade, le credenze e i personaggi che porta e credo porterà per sempre nel cuore. Questa stessa passione dovrebbe essere il letto entro il quale fare scorrere la vita di una famiglia nel corso degli anni, per far sì che questo corso sfoci nel mare della storia, siciliana e italiana. Purtroppo al mare arriva un torrentello; le vicende dei Torrenuova sono bozzetti che non hanno neppure la consistenza della tradizione orale, sono quadri (naturalmente dipinti magistralmente da Tornatore sulle cui qualità si può provare solo ammirazione) che nascono e muoiono senza condurre nè ad un approfondimento psicologico dei personaggi (altre figurine), nè tantomeno trascendono verso la Storia (più che altro rimandi). In realtà, veri protagonisti non ve ne sono, perché gli episodi della famiglia sulla quale Tornatore punta l'attenzione hanno la medesima superficialità degli episodi riguardanti gli altri componenti del microcosmo Bagheria e i Torrenuova divengono protagonisti solo per un maggiore accumulo di scene. La consistenza e la costruzione del protagonista procede parallelamente all'evoluzione del Partito Comunista, ma anche questo percorso è superficiale e d'accatto perché: il comizio con Placido è inutilmente concluso in burletta; far uscire di casa insieme il poliziotto e il manifestante è qualcosa di ripetuto e scontato; l'episodio della riforma agraria è tirato via frettolosamente come una macchietta in farmacia (allucinante Ficarra-Burruano); lo spirito delle sezioni è dato dal tipo che continua a ricevere rifiuti dall'INPS. Insomma BAARIA di Tornatore si ferma a Bagheria, non va oltre l'architettura e secondo me, questa è una scelta sbagliata. JOKERICO 5

sabato 26 settembre 2009

KING ARTHUR




"Siamo in un momento storico particolarmente importante: l'impero romano è appena caduto e iniziano a formarsi i regni periferici. I cavalieri della tavola rotonda difendono il paese dai Sassoni e si affrancano dai conquistatori romani, scegliendo Artù come loro re." (FILM TV)


Scrivere di spettacolo hollywoodiano forse è davvero troppo; trattasi invece di mestiere hollywoodiano. Infatti il pregio maggiore di KING ARTHUR, è proprio quello di non annoiare, far trascorrere quasi due ore senza pesantezze assortite; il resto è tutto un difetto e il concetto suddetto ribaltato, visto che la superficialità di fondo mal si concilia con la statura del tema centrale. KING ARTHUR non arriva neppure alla carnalità viscerale di BRAVEHEART; dei cavalieri si sa pochissimo, qualche accenno in più su Lancillotto, Merlino è più che altro una comparsa, Artù un incomprensibile Clive Owen, poco convinto, poco cavaliere, molto interprete fuori ruolo. Le varie battaglie sono abbastanza risibili, scorre meno sangue che in un film Disney, e per un progetto che fa del campo di battaglia il terreno di gioco, questi risultati sono ferite mortali. Fuqua fa la sua comparsa solo nello scontro sul ghiaccio, per il resto, sembra uno spettatore della seconda unità. Il mestiere di Hollywood è davvero l'unica sorpresa o l'unica magia immortale. JOKERICO 6

venerdì 25 settembre 2009

LOUISE-MICHEL




"Le lavoratrici di una fabbrica francese, una mattina, hanno una brutta sorpresa: il loro luogo di lavoro è stato smantellato durante la notte, e i dirigenti sono spariti. Le operaie vagliano varie ipotesi sul futuro ma nessuna sembra convincerle. Louise, la più intraprendente, propone di ingaggiare un killer per uccidere il titolare. La donna sembra indirizzarsi verso Michel il quale, più che un omicida, è un tuttofare non propriamente infallibile. Insieme, Louise e Michel diventeranno una coppia letale e irresistibile." (FILM TV)


Mai titolo fu più appropriato, poichè se storicamente Louise Michel è uno dei simboli dell'anarchia e dell'anarchismo, LOUISE-MICHEL il film, fa della stessa anarchia il suo cuore pulsante. Anarchica è la storia: con il desiderio di regolare i conti una volta per tutte con i fondamenti del capitalismo, con la classe dirigente che, soverchiatrice della classe operaia, finalmente ne subisce le conseguenze di secoli di sfruttamento. Anarchica è la regia: una scena iniziale fuori dal tempo e le successive come bozzetti o sottostrutture da ricomporre per un "disegno" più alto e una battaglia coscientemente già persa col ritmo della vicenda. Anachici sono gli attori: troppo veri per non crederli davvero parte del tutto. Anarchico è il finale post titoli: forse un finale, o forse una minaccia, o forse un controfinale a ribaltare il mostrato e chiudere il cerchio (?). Vittoria o sconfitta. Il giudizio complessivo per il film non può prescindere dal senso stesso dell'operazione, con una mano pesante sul greve, sul cattivo gusto che mai si ritrae e a volte esagera in sciocchezze (il folle delle torri gemelle), ed esagerare in un film di per sè esagerato significa poi perdere la visione complessiva che, invece, riuscirebbe a centrare benissimo i suoi obiettivi senza ricorrere ad altro carico. JOKERICO 6

martedì 22 settembre 2009

DRAG ME TO HELL




"Christine lavora in una banca e si occupa di valutare possibili prestiti. Dopo aver negato un’ipoteca sulla casa di una vecchia gitana, diventa vittima di una maledizione che trasforma la sua vita in un vero e proprio inferno. L’unica speranza per Christine è l’aiuto di una veggente, capace di salvarla dal demone che si è impossessato della sua anima." (FILM TV)


Micidiale Sam Raimi! Tanto impersonale quando dirige i vari SPIDER MAN, quanto originale a confronto col "suo" genere. E per "suo" non intendo il genere horror, ma una forma di horror-comedy esclusivamente riconducibile al massimo interprete. Con la precisione di un alchimista, Raimi riesce a mescolare a meraviglia la risata, l'irriverenza, l'ironia, la paura, l'orrore, il disgusto senza esagerare in nessuno di questi ingredienti, sapientemente sa dove terminare la burla e incominciare la tensione; insomma le lezioni della CASA non sono ancora finite. Il suo pregio più grande è dunque l'unicità,poiché molti hanno provato a seguire la strada del maestro, diventandone però solamente una parodia. Gli si può anche rinfacciare di essere il colpevole della scomparsa dell'horror negli anni novanta, di aver abbattuto un genere a risate e di aver creato dalle ceneri un ibrido che ai puristi (e al sottoscritto) non piace affatto. Secondo i miei canoni DRAG ME TO HELL ha una trama esilissima, gli effetti sonori hanno un peso troppo rilevante, il finale è quanto di più scontato ci si possa aspettare ma, il caprone, durante la seduta spiritica, è una idea straordinaria, così come la pantomima della dentiera o la vendetta fulciana nella fossa. Vorrei tanto non girasse più horror, ma ne devo riconoscere la personalità. JOKERICO 6

venerdì 18 settembre 2009

FANTOZZI IN PARADISO




"Durante il funerale di un amico, Fantozzi ha un incidente e, all'ospedale, scopre da una radiografia di avere una sola settimana di vita. Sua moglie decide, d'accordo con la signorina Silvani, di fargli trascorrere un ultimo weekend all'insegna dell'erotismo extraconiugale, ma le cose non vanno secondo le previsioni." (FILM TV)


Fantozzi sarà anche arrivato al Paradiso, ma di sicuro Villaggio non varcherà mai i cancelli del paradiso cinematografico. La stessa previsione (più facile) la faccio per Neri Parenti; sono loro i colpevoli della morte (non solo fisica) di questo personaggio ed è a loro che spetta un posto nell'inferno delle immonde "boiate" filmiche. Fantozzi, il ragioniere simbolo dell'Italia pre anni 80, l'Italia dei parastatali intoccabilmente assenteisti, l'Italia misera al collasso del boom economico, Fantozzi, il simbolo dell'imbarbarimento da non lavoro, da superprotezionismo politico, Fantozzi, nonostante tutto vittima sacrificale e facilmente sacrificabile per il sistema, ridotto a marionetta imbecille senza più un briciolo di cattiveria. Vorrei tanto chiedere a Parenti e Villaggio il senso di quelle gag della casa trasformata in foresta, il senso della trasferta montana, il senso stesso delle cause della morte; addirittura siamo all'idiozia del demenziale americano. Che malinconia vederlo tornare in superditta assieme al prode Filini.... JOKERICO 5

mercoledì 16 settembre 2009

ANTICHRIST




"Un uomo, una donna. Un marito e una moglie che fanno l'amore con grande trasporto. Nel frattempo il loro bambino esce dal box in cui dormiva, si arrampica sulla finestra per guardare affascinato la neve che cade e precipita morendo. La donna a distanza di un mese non riesce a riprendersi e il marito, che è anche uno psicoterapeuta, decide di curarla anche se i protocolli della professione non lo consentirebbero. Inizia così un percorso che condurrà entrambi in una casa nel bosco dove la tragedia è in agguato." (mymovies.it)


Sicuramente è un film più semplice da odiare che da amare, ma per chi (il sottoscritto) se ne è innamorato alla prima visione, è un film per il quale spendere una volta tanto la parola capolavoro. Nulla a che vedere con le pellicole che affrontano lo stesso tema: nessun bambino diabolico, nessun caprone, nessuna iconografia scontata e banale; l'approccio è diverso, unico. Von Trier parte da un fatto traumatico, da una tragedia, per indagare la follia che, per una scelta ben precisa, è la follia religiosa. Nulla è tralasciato: Cristo, la sua natura di Dio che si è fatto uomo, la Madonna e il concepimento; tutto è ripreso perchè solo la Natura, Madre Natura, può opporsi al Cristo, coi suoi elementi fisici e la sua furia metafisica e, come può essere considerata da un non credente Maria e il concepimento, se non un grande inganno? La venuta al mondo di un Messia senza l'atto sessuale? E dunque su cosa può concentrarsi una riflessione siffatta se non sugli organi sessuali dei protagonisti? Sulla loro tortura? Dato il loro valore peccaminoso ma fondante per la vita. La Natura, la casa (dove la vicenda ha luogo), la donna, l'anticristo sembrerebbe la "femmina", ma altri non è che la risposta al Dio che si è fatto "uomo". Insomma nulla di perverso o inutilmente voyeristico, le immagini di Von Trier sono dolore, esigenza e solo una visione banalmente superficiale nuoce ad un'opera tanto difficile quanto necessaria. JOKERICO 10

martedì 15 settembre 2009

CAOS CALMO




"La moglie di Pietro Paladini, alto dirigente di un network televisivo, muore improvvisamente lasciandolo solo con la figlia Claudia, di dieci anni. Per non essere sommerso dal dolore, una mattina Pietro decide di restare davanti alla scuola della figlia, dopo averla accompagnata. E così fa anche il giorno dopo. E il giorno dopo ancora. E di colpo, quella postazione diventa il suo "nuovo ufficio", un luogo dal quale osservare le cose con occhi nuovi e intorno al quale gli altri - dapprima stupiti, poi partecipi - cominciano a ruotare, in uno strano balletto..." (FILM TV)


La personalità, o forse proprio il personaggio Moretti avrebbe potuto eclissare un film che riesce a camminare benissimo con le sue gambe, contando "anche" sull'apporto del protagonista. In verità il vero protagonista è il tempo, il ritmo della vita, che un evento doloroso fa deragliare dai binari della quotidianità e rallentare, procedere a passo d'uomo rispetto alle velocità delle altre vite. Pietro (Moretti) così, può finalmente guardarsi attorno e non per fare un bilancio del vissuto, ma per riconquistare il piacere di vivere semplicemente osservando l'affanno delle vite altrui. E in quelle vite ritrova sè stesso (la nostra vita vista dagli altri), ciò che è stato (gli incroci, gli episodi, le storie) e ciò che sarebbe stato. Quando la vita chiede il conto, Pietro è pronto a tornare sui binari, forse come uomo nuovo, forse verso una nuova quotidianità. Il film invece non abbandona mai i binari della leggerezza e del sorriso, così come quelli della riflessione e della malinconia; certo non raggiunge vette altissime (del resto la trama è molto raccolta attorno ad un dolore insostenibile e non può aprirsi al cinema classico), ma pur sempre un buon cinema medio. JOKERICO 6

lunedì 14 settembre 2009

PALERMO SHOOTING




"Finn è un fotografo tedesco di fama mondiale che conduce una vita frenetica. A un certo punto però, quando la complessità della sua esistenza gli sta sfuggendo di mano, decide di dare un taglio con tutto e si reca a Palermo. Nella città siciliana gli accadono strane cose e si trova inseguito da un uomo in cerca di vendetta. Ma nel frattempo gli si apre anche una nuova vita grazie a un incontro con una giovane restauratrice siciliana con la quale sboccia l'amore." (FILM TV)


Quando un regista si innamora di una città, dei suoi monumenti, dei suoi vicoli, delle sue miserie e delle sue ricchezze, può fare molti danni a sè stesso e al cinema, perché quell'amore trasfigurato in pellicola diviene una sequenza di cartoline con e per la città, con una storia in sottofondo. Ma quando un regista di culto, vittima del culto per la propria personalità, si innamora di una città, può fare disastri. PALERMO SHOOTING non sfugge a questa sacra regola; la storia è un ripiego, un ornamento in più alle tante foto dell'innamorato. E' impossibile appassionarsi alla storia di un fotografo che discorre con la Morte di analogico e digitale, di vita e morte (il parallelo è proprio questo!); certo il discorso può essere ampliato e approfondito con le solite riflessioni sulla rappresentazione della realtà, ma in "realtà", il film è la solita solfa di alta cultura autoriale alla Wenders sul rapporto tra fisico e metafisico, tangibile e intangibile che, non ha più nulla da dire o "indagare" al cinema. Forse in fotografia potrebbe avere un "altro" futuro, ma per ora solo Palermo conforta una visione altrimenti insostenibile. JOKERICO 5

sabato 12 settembre 2009

COSMONAUTA






"Tra gli anni '50 e '60, infanzia e adolescenza dei fratelli Arturo e Luciana, che sin da piccoli hanno in comune l'attaccamento all'ideologia comunista. Lui ha il culto dell'Unione Sovietica e della corsa allo spazio, ma soffre di epilessia. Lei a nove anni si rifiuta di fare la prima comunione, ma a quindici la sua condotta un po' troppo spregiudicata con i ragazzi le costerà le critiche dei compagni di partito." (FILM TV)




La trama del film prometteva argomenti interessanti e curiosi a iosa; il parallelo fra la corsa allo spazio e l'evoluzione del fermento politico, la "sconfitta" della Luna e lo schianto del P.C.I. e di tutto il progressismo italiano, l'educazione all'età adulta e l'emancipazione di una ragazza già donna. Tante trame e sottotrame arricchite da storie d'amore giovanili, rapporti familiari complicati da bisogni e necessità. Purtroppo è anche il classico esempio di film di cui si ricordano le musiche. "Solo" le musiche, perché i personaggi, schiacciati dal peso delle intenzioni, si riducono a figurine parlanti senza consistenza, sono troppi e a volte inutilmente al centro dell'attenzione, la pochezza dei mezzi a disposizione non ispira la fantasia, non fa volare l'immaginazione registica, anzi accentua l'impossibilità di proporre altro. JOKERICO 5

venerdì 11 settembre 2009

X-MEN CONFLITTO FINALE


[X-Men: The Last Stand, USA, 2006, Fantascienza, durata 103'] Regia di Brett Ratner Con Patrick Stewart, Hugh Jackman, Ian McKellen, Famke Janssen, Anna Paquin


"Scoperta una cura per i mutanti, si riapre la caccia agli X-Men: questa volta, l'intreccio ruota soprattutto intorno alla resurrezione e alla caduta di Jean Grey, divenuta Fenice, pericolosissima e quasi onnipotente mutante..." (FILM TV)


A differenza di altri blockbuster tratti da saghe fumettistiche celebri, la serie X MEN mostrava una cura particolare, oltre che per gli effetti speciali, anche per la storia, anzi, per le storie dei vari mutanti, facendo crescere di conseguenza anche la consistenza dei personaggi. Ebbene, il difetto principale dell'ultimo film è proprio questo, lasciare per strada trame e personaggi interessanti; l'Angelo è più che altro una inutile comparsata, Ciclope "marca il cartellino", Mystica appare come le corde di un ring, il film le rimbalza addosso e procede da un'altra parte. La sceneggiatura, eccedendo in accumulo quindi, perde e dimentica, cosa che non avviene per gli effetti, sempre spettacolari, sempre in primo piano, sempre protagonisti non nel bene della pellicola. JOKERICO 6

giovedì 10 settembre 2009

LE TRE SCIMMIE




"Una famiglia nella quale dei piccoli segreti sono divenute delle grandi menzogne tenta disperatamente di restare unita e, per evitare di dover affrontare prove e responsabilità troppo pesanti, rifiuta di guardare le cose come stanno e riconoscere la verità. Ma la negazione della vertià è un metodo sufficiente per riuscire a sopprimerla?" (FILM TV)


Non si può negare quanto Ceylan sia bravo; in un film di camera e cucina, inventa, inquadra, stupisce nell'ingresso di ogni scena, reinventa l'appena mostrato. Non si può negare quanto tutti gli attori siano perfetti nei loro silenzi, nella loro introspezione, nei loro tormenti, nelle loro riflessioni. Non si può negare quanto una fotografia così cupa riesca a mostrare l'aridità di ogni morale, quanto un cielo nuvoloso così fotografato sia il negativo di coscienze perse nella ricerca di sè stesse, di silenzi che sembrano l'unica forma di comunicazione, dell'apocalisse del linguaggio. Non si può negare quanto sia necessaria la presenza dell'intangibile, dell'immateriale, del dovere di credere ad una presenza di conforto, laddove è nulla. Ma non si può neppure negare che tanta intensità, a volte si trasformi in noia, in pesantezza, in un racconto immoto inseguito costantemente dalla sonnolenza e da una autorialità troppo pressante. Un tocco meno greve a volte non guasterebbe. JOKERICO 7